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CONFERENZA STAMPA DA BRUXELLES INSIEME AL DEPUTATO SARDO
ARLACCHI : FERMATE L’ARRIVO DI RIINA E COSA NOSTRA IN SARDEGNA DOVETE FARE MURO CONTRO UNA DECISIONE DISSENATA
IL DELEGATO ONU SCHIERATO CON MAURO PILI CONTRO L’ARRIVO DEI 300 41 BIS

FERMATE L’ARRIVO DI RIINA E COSA NOSTRA IN SARDEGNA DOVETE FARE MURO CONTRO UNA DECISIONE DISSENATA

“Occorre fermare immediatamente l’arrivo di Riina e di metà di Cosa Nostra in Sardegna e a Sassari. Bisogna opporsi con tutte le forze ad una decisione dissennata che rischia di provocare un danno gravissimo alla Sardegna sia sul piano sociale, che economico e d’immagine. E’ un errore sotto ogni punto di vista, tecnico e politico. Significa considerare la Sardegna una colonia dove tutto è consentito”.

Lo ha detto stamane a chiare lettere nel corso di una conferenza stampa radiofonica su Radiolina in collegamento da Bruxelles il professor Pino Arlacchi, esperto numero uno al mondo sul contrasto alla mafia insieme al deputato sardo Mauro Pili da anni in prima linea nel contrasto di questa decisione di trasferire in Sardegna oltre 600 mafiosi di cui 300 del regime 41 bis.

Arlacchi, una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza umana, Presidente dell’Associazione mondiale per lo studio della criminalità organizzata, amico dei giudici Falcone e Borsellino, è stato presidente onorario della Fondazione Falcone, tra gli architetti della strategia antimafia italiana negli anni novanta del XX secolo e come consigliere del Ministro degli Interni, ha redatto il progetto esecutivo della DIA, la Direzione Investigativa Antimafia, agenzia interforze coordinata a livello centrale.

RIINA E COSA NOSTRA VERSO SASSARI, UNA SCELTA DA BLOCCARE IN TUTTI I MODI
Arlacchi scende in campo pesantemente a sostegno di una mobilitazione bipartisan intrapresa da diversi mesi dal deputato sardo Mauro Pili che nel corso della diretta ha annunciato che “è dato per scontato negli ambienti penitenziari nazionali il trasferimento in Sardegna del boss dei boss Totò Riina, che dovrebbe arrivare entro il mese nel carcere di Bancali a Sassari.

RIINA E COSA NOSTRA IN SARDEGNA SCELTA FOLLE SUL PIANO TECNICO E POLITICO
“Sono al vostro fianco – ha detto Arlacchi. Bisogna opporsi assolutamente a questa decisione e intervenire con grande rapidità con il Ministro della Giustizia per far ritirare questa imposizione scellerata per evitare un danno gravissimo alla Sardegna. Non capisco perchè si continui ad insistere su politiche criminali sbagliate. Politiche anti criminalità significano proteggere la società dalla grande criminalità e da suoi danni. Insistere con misure che si sono rivelate sbagliate non è più consentito. Inviare centinaia di mafiosi di alto livello in regime di 41 bis in Sardegna è sbagliato sotto ogni punto di vista. Errato sul piano tecnico perché questo tipo di detenuti non vanno concentrati ma dispersi in più carceri. E poi errato su quello sociale e istituzionale. La Sardegna è una regione italiana sino a prova contraria, che non può essere umiliata facendo quello che non si fa in altre regioni”.
Arlacchi poi traccia un scenario drammatico: “Se non ci sarà una reazione adeguata e se il numero dei mafiosi del 41 bis supererà una certa soglia sarà molto difficile impedire che la Sardegna venga conquistata da cosa nostra nonostante i forti anticorpi del passato. Prima questa infiltrazione non è stata possibile ma questo non significa che non avverrà, anzi il rischio ora è molto più elevato sia per il quantitativo sia per le mutate condizioni sociali, sia per i tempi previsti. Trecento persone di alta pericolosità, più altrettante similari in un colpo sono una cosa che può avere effetti gravissimi”.

RISCHIO INFILTRAZIONI GRAVISSIMO DENTRO E FUORI IL CARCERE
“Il rischio esterno di infiltrazioni è accompagnato a quello interno alle carceri – ha sostenuto Arlacchi. Questo quantitativo di detenuti così concentrato è pressoché impossibile da controllare anche all’interno delle carceri. E c’è da domandarsi quanto è saggio sul piano della lotta della mafia, concentrare la metà dei mafiosi del 41 bis in Sardegna.”

LA SARDEGNA TRATTATA COME UNA COLONIA
“La realtà – prosegue Arlacchi – è che la Sardegna continua ad essere trattata come una colonia contando appunto sul fatto che la reazione non sia tale da far rivedere queste scelte. Da sardo acquisito dico che è un fatto che non si può tollerare, l’aspetto più grave è l’offesa alla dignità di questa regione e di questo popolo. La Sardegna sta subendo questa offesa nonostante stia ancora pagando un alto tributo alla sicurezza del paese, non si può tollerare che la Sardegna sia l’unico posto dove si possono fare queste cose”.
Il pericolo è per la Sardegna ma con questa scelta è a rischio anche la politica antimafia della nazione : “Il rischio – ha sostenuto Arlacchi - è dentro il carcere, proprio per il grado di comunicazione dei capimafia. E’ un grave danno alla politica antimafia nazionale che va scongiurato, si mette a repentaglio una storia di lotta alla mafia”.
“Nel passato – ha detto il delegato Onu - la Sardegna ha reagito, questo può non succedere domani. Non è il caso di fare esperimenti sulla pelle della Sardegna e dei sardi. Questa decisione dissennata va ritirata rapidamente e i cittadini hanno il dovere di opporsi in tutti i modi, e poi deve uscire allo scoperto chi ha assunto questa decisione. Non mi interessa un funzionario di Stato serve che il governo si assuma la responsabilità politica di decisioni di questo tipo e le revochi immediatamente”.
“Con l’arrivo di personaggi come Riina – dice Arlacchi – si rischia il rinsaldamento della vecchia elite di cosa nostra, ancora nel pieno dei poteri, con interessi criminali locali provocando reazioni devastanti per la società e per l’economia della Sardegna. Inizieranno da subito con una estorsioni a tappeto, aumenteranno i traffici illeciti, pressioni sull’amministrazione pubblica e sugli amministratori, aumenterà la corruzione. L’autorità mafiosa è autorità territoriale che si esercita senza confini settoriali. Le estorsioni sono un fatto politico, è la dimostrazione del pieno esercizio del potere. Un net work mafioso come questo punta alla subordinazione della popolazione, in molte regioni la gente ha cominciato a pagare, in parallelo si sono sviluppate le complicità politiche, per esempio nel nord Italia, con una fonte addizionale di finanziamento pubblico. Oggi la mafia guadagna molto di più fuori che dalle regioni di appartenenza”.

ERIGERE UN MURO PER FERMARE COSA NOSTRA
E poi l’appello di Pino Arlacchi alle forze istituzionali : “Il potere politico ha tante armi. Serve una posizione netta del Consiglio regionale e della Giunta. Occorre far valere davanti al Ministro e al Governo le ragioni di un’isola che non può essere trattata in questo modo. A Roma non possono pensare che i sardi strilleranno e poi si adatteranno. Significherebbe far vincere la politica coloniale dello Stato verso la Sardegna”.
Infine l’urgenza: “Questo muro – ha concluso Arlacchi - deve essere eretto immediatamente. Se a Sassari e Cagliari non ci saranno resistenze sarà difficile impedire che anche la Sardegna finisca nelle mani di cosa nostra. Stiamo giocando con il fuoco. Mi meraviglio del silenzio, dobbiamo evitare che si arrivi a cose fatte. Sono decisioni che vanno contrastate con la massima forza. La Sardegna è trattata come una colonia ed è stato messo in campo un tipico modo non democratico. Bisogna attivare immediatamente la reazione. Organizzerei proteste collettive con le istituzioni alla testa. Si può risolvere in un attimo coinvolgendo l’opinione pubblica. Stiamo parlando di una cosa che non è ancora avvenuta e quindi può essere bloccata immediatamente. Potete contare su di me”.

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