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Il premier prova a sminuire i movimenti nazionalisti: "Atteggiamenti sciovinisti sono una sciocchezza". E difende l'Ue: "Se si ferma, andiamo indietro"

Come se non fosse stata proprio quell'Europa dei poteri forti e dei cavilli burocratici a mettere in ginocchio l'Italia, Enrico Letta se ne va in giro per il Paese a vendere il "sogno europeo".

Come se non fosse stata proprio quell'Europa dei poteri forti e dei cavilli burocratici a mettere in ginocchio l'Italia, Enrico Letta se ne va in giro per il Paese a vendere il

A pochi giorni dalla convention contro la moneta unica, organizzata proprio nella tana del lupo, il presidente del Consiglio attacca a brutto muso quelle spinte popolari che vorrebbero ridare la sovranità alle Nazioni. "Fermarsi a guardare la pagliuzza delle differenze rispetto alla grandezza globale - spiega Letta - è pura miopia che può far vincere una singola campagna elettorale ma alla fine costruire solo macerie".

Il governo è a un passo dal tracollo e Letta se la prende con le spinte anti europee che, di giorno in giorno, si stanno facendo sempre più forti. A Milano, in occasione del convegno A new narrative for Europe, il premier parla di unione bancaria, di un sogno da costruire, di un nuovo ordine di potere che valichi i confini nazionali. Ma è l'unione bancaria quella che più interessa al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, anche lui ospite all'incontro. Ad applaudirli, in primissima fila, c'è anche l'ex premier Mario Monti. E così, da Milano, Letta lancia "una sfida politica", una battaglia da combattere anche a rischio di perdere "forza e leadership". "Questa battaglia dobbiamo farla per l'Europa che servirà ai nostri figli", spiega il premier fissando, da qui a dieci anni, l'obiettivo di ottenere l'unione bancaria, fiscale, economica e politica. "Il problema è che manca in tempo di crisi un sogno europeo. Un sogno europeo che c'era e che ora manca", continua spiegando, nel suo intervento all'Ispi, che in questo momento la discussione è fatta di "tecnicismi o di fatti violenti e antieuropei".

 

Per superare questi ostacoli, è il ragionamento del capo del governo, i Paesi dell'Eurozona dovranno unirsi superando le differenze che li dividono e guardando alla "grandezza della sfida globale". "Questo può forse servire a far vincere una singola campagna elettorale - ha sottolineato - ma alla fine porterà soltanto macerie".

Letta se la prende con le spinte nazionaliste che, giorno dopo giorno, trovano terreno sempre più fertile. E, nel giorno in cui i Forconi scendono in piazza in tutto il Paese, se la prende con "chi butta la benzina sul fuoco delle cose che non vanno in Europa". La sparata non è fatta a casa. A maggio 2014 si andrà a votare per rinnovare il Parlamento europeo. La partita è aperta. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo hanno già messo in chiaro che a Bruxelles si gioca la prossima partita per svincolare l'Italia dal giogo della Germania e dei poteri forti. Proprio per questo le europee rischiano di essere il banco di prova per il futuro del Vecchio Continente. "Qui non si tratta di essere anti europei - ha sbottato il forzista Maurizio Gasparri al termine dell'intervento di Letta - si tratta di non essere più trattati da scemi. Letta si faccia sentire in Europa e chieda rispetto". D'altra parte allo stesso Romano Prodi, padre del più grande disastro economico italiano (ovvero l'ingresso nell'euro), ammette che l'Ue va rifatta. Eppure, a stare a sentire Letta, non bisogna fermarsi a "guardare la pagliuzza delle differenze". Forse che una politica economica a esclusiva trazione tedesca è una pagliuzza? Lo è anche la mancanza di un intervento nel Mediterraneo a fermare gli sbarchi sulle nostre coste? Ma soprattutto: i 16 miliardi di euro versati ogni anno dall'Italia per ottenerne appena la metà sotto forma di fondi strutturali sono forse una pagliuzza?


Fonte Articolo:ilgiornale.it

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