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Pubblicato Lunedì, 27 Gennaio 2014 13:46
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Uno dei più gravi mali d’Italia, unitamente alla politica, è quello della “cara” burocrazia; oltre ad essere “cara” (il suo costo è di 30 miliardi all’anno e forse anche più), è parte di un sistema frenante che la rende nemica del cittadino e della vita democratica del Paese.

Burocrazia

Agisce in modo frenante ed in tempi lunghi; propone lacci e lacciuoli che incidono negativamente sul sistema Paese, dove tutto è ad uso e consumo della burocrazia che fa dannare per costi e tempo sprecato gli italiani ed in modo grave il sistema produttivo italiano, fortemente compromesso da un “fare burocratico” che, oltre ad essere inefficiente comporta anche una non indifferente spesa.

La burocrazia italiana è profondamente radicata nel sistema Paese; ne è l’anima, sempre vigile ed attivamente presente.

Alleata della politica, agisce sul suo corso con un’azione assolutamente frenante.

Tutto il sistema Paese subisce le violenze quotidiane di una burocrazia sempre più avvitata su se stessa, sempre più attenta da “padrona” forcaiola, a difendere i privilegi di casta, considerandosi un’élite del potere di cui non si può assolutamente fare a meno.

Nel rapporto con la politica e con chi governa il Paese, considerata la sua debolezza ormai sistemica, la consolidata ed indiscussa “padrona” degli italiani, agisce in modo frenante; tale è il suo comportamento nel dare corso ai tanti decreti attuativi di provvedimenti assunti, ma lungamente dormienti.

Una burocrazia così devastante non c’è in nessun Paese del mondo; anche l’Africa nera, rispetto all’Italia, è burocraticamente più avanzata.

Che vergogna! L’Italia e la vita degli italiani, soprattutto degli italiani onesti, si rispecchia e non poco, nei mali che provengono dalla burocrazia, un centro di potere assoluto che, per il bene del Paese, va smantellato e sostituito con un efficiente e quindi snello sistema di apparati al di fuori ed al di sopra delle logiche di potere egoisticamente basate sul principio fondante di tradursi in soli privilegi per chi è al centro del sistema.

C’è da dire basta con una burocrazia che, indifferente alla vita della gente, sta facendo morire l’Italia.

Occorrono percorsi prima di tutto politicamente virtuosi per liberarsi di un cancro mortale per il futuro del Paese che può anzi deve essere governato senza l’oppressione di tanti guri attenti a crearsi ricchezze e privilegi, inevitabilmente a danno della gente e soprattutto della parte più debole della società che, disperata non sa più a quali santi votarsi, per pensare ad una vita normale; per un cammino d’insieme, fatto di regole civili e democratiche, alternative ai lacci e lacciuoli della maledetta burocrazia italiana, avvertita dagli italiani come un rompicapo, come un mostro a più teste di fatto nemico dell’Italia.

L’obiettivo della burocrazia che governa sgovernando questo nostro malcapitato Paese non è la gente, ma il potere, fonte di grandi privilegi per sé.

La strada da percorrere per ridurre il peso della burocrazia italiana è quella della politica che, non più vittima anch’essa dell’asfissiante sistema burocratico del Paese, deve cercarsi altre vie per una diversa, intelligente e rinnovata organizzazione burocratica, eliminando le scorie di un passato che non ci dovrebbe appartenere, ma che di fatto è dentro di noi, compiendo ogni giorno azioni devastanti che rendono difficile la vita dei tanti cittadini italiani che in silenzio, essendo assolutamente impotenti, subiscono il peso della burocrazia, un peso che fa crescere il malessere italiano, in un Paese ormai in condizioni di fallimento, con protagonisti unici il mondo della burocrazia e della politica, un mondo che non sa rispettare il cittadino e la centralità dei suoi diritti.

Il mondo burocratico italiano in modo eccessivo ed asfissiante pesa e non poco sull’Italia; la cosa più grave è che pesa in modo assordante anche sul mondo del lavoro, creandogli a raffica problemi sempre più irrisolvibili, causa di inevitabili chiusure, di saracinesche abbassate e/o di tentativi di sopravvivenza da nuovo corso attraverso la delocalizzazione in altre realtà umane dove c’è un grande rispetto per chi produce lavoro e quindi ricchezza per il bene di tutti, giovani compresi.

Fonte articolo:http://www.mistermagazine.it

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