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Il Pontefice e la crisi: «È un sistema economico che porta a questa tragedia, un sistema con al centro l'idolo denaro»

Il Pontefice e la crisi: «È un sistema economico che porta a questa tragedia, un sistema con al centro l'idolo denaro»
 «Non vogliamo questo sistema economico senza etica, globalizzato e idolatrico che ci fa tanto male. Al centro ci devono essere l'uomo e la donna, come Dio vuole, non il denaro, l'idolatria del denaro». Francesco arriva a Cagliari, nella città della Madonna di Bonaria, nel Santuario sulla collina di «aria buona» affacciata dal mare: la patrona dei naviganti cui erano devoti i marinai sardi che il 3 febbraio 1536 sbarcarono al Rio de la Plata e battezzarono la sua Buenos Aires. Ma prima di andare al Santuario il Papa incontra sul lungomare il mondo del lavoro.

LA PAROLA ALL'OPERAIO - Un operaio della «Sardinia Green Island» che si chiama Francesco a nome di «questa isola martoriata», spiega: «Sono senza lavoro da più di quattro anni, le chiedo di farsi portavoce del nostro grido di dolore». Parlano anche una imprenditrice e un agricoltore. E la risposta del Papa, la sua riflessione sulla crisi economica, è durissima. Aveva preparato un discorso secco, che consegna al vescovo e dà per letto: «La crisi economica ha una dimensione europea e globale; ma la crisi non e solo economica, e anche etica, spirituale e umana. Alla radice c’e un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere», si legge tra l'altro.

IL PADRE EMIGRATO - Ma dopo aver sentito le testimonianze ripone i fogli e parla a braccio. «La mia famiglia, mio papà da giovane è andato in Argentina a farsi l'America, e ha sofferto la terribile crisi degli anni Trenta. Hanno perso tutto, non c'era lavoro. Io non ero ancora nato ma nella mia infanzia ho sentito parlare di questo, di questa sofferenza», racconta. «Conosco bene questo». E qui il Papa alza lo sguardo e dice una cosa straordinaria: «Devo dirvi coraggio, ma sono anche cosciente che devo fare tutto del mio perché questa parola, coraggio, non sia una bella parola di passaggio, non sia soltanto un sorriso da impiegato cordiale, un impiegato della Chiesa che viene e vi dice coraggio, no, questo non lo voglio. Voglio che questo coraggio mi arrivi da dentro e mi spinga a fare di tutto come pastore, come uomo. Dobbiamo affrontare con solidarietà e intelligenza questa sfida storica».

IL RICORDO DI LAMPEDUSA - Francesco ricorda il suo primo viaggio a Lampedusa. Due città, due isole. «Nella prima ho visto la sofferta dei rifugiati e la risposta di una città che, essendo isola, non ha voluto isolarli ma li ha accolti. È anche qui trovo sofferenza, per la mancanza di lavoro che porta a sentirsi senza dignità. Dove non c'è lavoro manca la dignità». E questo, scandisce Francesco, non è solo «un problema della Sardegna, dell'Italia o di alcuni Paesi europei», no : «È la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia, un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro. Dio ha voluto che al centro del mondo non ci fosse un idolo ma l'uomo,l' uomo e la donna. Ma in questo sistema senza etica al centro c'è un idolo e il mondo è diventato idolatra del dio denaro, comandano i soldi, comanda il denaro».

«VOGLIAMO UN SISTEMA GIUSTO» - La «cultura dello scarto» che esclude anzitutto giovani e anziani, gli estremi della società.  Mentre Francesco parla, la gente urla «lavoro, lavoro», e il Papa dice: «Lavoro, lavoro, lavoro. È una preghiera, la vostra: lavoro vuol dire dignità, portare il pane a casa. E noi dobbiamo dire no a questa cultura dello scarto. Dobbiamo dire: vogliamo un sistema giusto. Non vogliamo questo sistema economico».

«FURBI COME SERPENTI E BUONI COME COLOMBE» - Alla fine il Papa invita a non perdere la speranza, «non lasciatevi rubare la speranza!». E a essere furbi, «gli idoli sono più furbi di noi ma il Signore ci invita ad essere furbi come serpenti e insieme buoni come colombe». Si sente un grido, sul lungomare: «Francesco, sei uno di noi!». Il Papa invita tutti a pregare e improvvisa «dal cuore» una preghiera per tutti: «Signore mio, guardaci, guarda questa città, questa isola, guarda le nostre famiglie. Signore, a te non è mancato il lavoro, hai fatto il falegname, eri felice. Signore, ci manca il lavoro, gli idoli vogliono rubarci la dignità, i sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non lasciarci soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi perché dimentichiamo un po' l'egoismo e sentiamo nel cuore il noi, noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù cui non mancò il lavoro, dacci il lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro, e benedici tutti noi».

Fonte Articolo :http://www.corriere.it

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