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A Damasco Bashar al-Assad parla per la prima volta in due anni con un network americano. «Non ci sono prove che io abbia usato armi chimiche contro la mia gente, non sono stato io», afferma il presidente siriano nell'intervista alla Cbs che andrà in onda domani negli Stati Uniti. Assad non conferma né smentisce che il regime abbia armi chimiche, riferisce l'anchorman della Cbs Charlie Rose, che ha intervistato il rais minacciato da un raid Usa come risposta all'uso di armi chimiche su civili causa di 1.400 vittime il 21 aogosto scorso. La minaccia di Assad è chiara: in caso di attacco contro la Siria ci saranno "ritorsioni" da parte di chi ci appoggia, dice Assad a Rose, anchor di Face The Nation.

«Non ci sono prove che io abbia usato armi chimiche contro la mia gente, non sono stato io»

Assad, dice l'intervistatore Rose, «ha negato che abbia qualcosa a che fare con l'attacco chimico anzi ha negato di sapere della stessa esistenza di un attacco chimico».
«Ha detto che non c'è nessuna prova che può portare a questa conclusione» riferisce Rose. «Era calmo - continua il giornalista - ed è consapevole della situazione in cui si trova». Rose gli ha chiesto se pensa che l'attacco ci sarà, Assad ha risposto «non lo so». Assad ha sottolineato che se la Siria fosse in possesso di armi chimiche, «queste sarebbero sotto controllo centralizzato e nessuno vi potrebbe accedere» suggerendo che casomai sono i ribelli ad avere qualcosa a che fare con questa storia.

 

Dal resoconto di Rose, è evidente che Assad e tutta Damasco sono col fiato sospeso in attesa di vedere cosa si deciderà a Washington dove il Congresso tornerà dalle vacanze e dovrà votare l'intervento in una settimana cruciale, l'anniversario dell'11 settembre 2001, attacco alle Torri Gemelle da parte di al Qaeda, e l'attentato a Bengasi, in Libia, dell'11 settembre 2012 costato la vita all'ambasciatore americano Christopher Stevens.

Ad Assad risponde a distanza, il capo dello staff della Casa Bianca, Denis McDonough, la persona che ha convinto Obama a prendere tempo e non dare il via al raid e passare per l'accidentata strada del voto al Congresso americano, il cui risultato non è affatto scontanto ma non sarebbe comunque vincolante per il presidente americano. Assad sta guardando da vicino cosa accade a Washington - dice ora il capo dello staff McDonough - è importante inviargli un messaggio chiaro.

Alla rete tv Nbc, McDonough dice anche che il raid contro la Siria sarà un messaggio rivolto all'Iran (dove si professa l'islam sciita, come sciita è la minosranza alawita a cui appartiene il clan Assad ndr) perché non si senta libero di poter sviluppare l'arma nucleare nell'ambito di una strategia mediatica avviata dall'amministrazione Obama per difendere l'intervento. Nessuno ha usato armi chimiche contro truppe americane dopo la prima guerra mondiale, ha ricordato McDonough, spiegando che «per la sicurezza dei nostri ragazzi, i nostri uomini e donne al fronte, dobbiamo far rispettare il divieto all'uso di armi chimiche». Se Assad non verrà fermato, farà ancora uso di armi chimiche, ha proseguito McDonough, uno dei più stretti e ascoltati consiglieri del presidente Obama, e ciò significherà «un maggior rischio della loro proliferazione» e la loro possibile caduta nelle mani di terroristi. Il capo dello staff della Casa Bianca ha poi ribadito che l'intervento americano sarà «mirato e limitato». Per far cessare la guerra civile in corso, ha aggiunto, «non vi è una soluzione militare» ma solo una «soluzione politica e diplomatica».

Da domani offensiva mediatica di Obama
Oggi la Cnn ha diffuso il video che documenta l'attacco chimico contro i siriani, ma il clou dell'offensiva mediatica di Obama per convincere gli americani e quindi i membri del Congresso sulla necessità di un intervento armato in Siria sarà alle 21 di martedi (le tre di mercoledì mattina in Italia, 11 settembre) quando si rivolgerà alla nazione in un discorso dalla Casa Bianca. Oggi il presidente ha registrato interviste con i 6 principali network Usa (Cnn, Abc, Cbs, Nbc, Fox e Pbs) che saranno trasmesse domani, quando Camera e Senato torneranno a riunirsi, e a votare - in settimana - sulla mozione con cui Obama ha chiesto il via libera all'attacco contro al Siria. Un primo sì a una bozza bipartisan di intervento è stato votato in Commissione esteri del Senato nei giorni scorsi ma il problema per il democratico Obama è la Camera, controllata dai repubblicani.

Fonte Articolo:http://www.ilsole24ore.com

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